giovedì 3 gennaio 2008

Introduzione

Questa ricerca si inserisce all’interno del corso di “Composizione architettonica urbana e laboratorio 5” del corso di Laurea specialistica in Architettura dell’Università di Udine, che prevede che ciascun studente sviluppi un tema tramite raccolte fotografiche, modelli tridimensionali, voci enciclopediche o video.
Questa serie di ricerche coinvolge architetti e opere del ‘900 appartenenti al Moderno.
In particolare la mia ricerca prende in esame il campanile del Duomo di Mortegliano dell’architetto udinese Pietro Zanini.

Cenni storici del Campanile

Tralasciando le vicende storiche della torre campanaria precedente si riporta la sola data di sua demolizione in quanto “grosse fessurazioni lasciavano presagire un crollo imminente”, avvenuta nel 1913.
Negli anni cinquanta tra diverse proposte viene scelto il progetto più ardito, quello del campanile più alto d’Italia.
Grande promotore è l’arciprete Valentino Buiatti, figura importante per la capacità che ha avuto di stimolare la popolazione ad aiutare in ogni modo per il compimento dell’opera.
Nel 1955 iniziarono i primi lavori di scavo delle fondazioni sull’antico cimitero
20 settembre 1959 Inaugurazione del campanile con benedizione dell’arcivescovo Giuseppe Zaffonato, con grande entusiasmo della popolazione.

Veniva così completato il campanile che, coi sui 113,2 m, superava il Torrazzo di Cremona (111 m) divenendo il campanile più alto d’Italia.
Il campanile a base ottagonale presenta una struttura portante costituita da un telaio in cemento armato, mentre i tamponamenti sono in laterizio intonacato. Il piano terra è invece rivestito in pietra ed è sede di una ampia cappella.
La cella campanaria è una loggia a colonne di c.a. recintata da una balaustra in pietra.
È stato data particolare attenzione allo studio delle proporzionalità apparente degli elementi decorativi e di massa che compongono il campanile, come ad esempio la graduale riduzione di altezza dei conci di pietra che rivestono il piano terra e la leggera rastremazione del campanile lungo tutta la sua altezza.

La morte di mons. Buiatti nel Natale successivo e l’aggravarsi dei debiti maturati, però, frenarono gli entusiasmi.
I continui interventi sulle campane, la vulnerabilità ai fulmini e l’esposizione eccessiva agli agenti atmosferici dovevano essere dei segnali d’allarme, che però non furono colti in tempo.
Il degrado continuò finché, a causa dei continui crolli di porzioni di cemento, il Comune decise di transennare il campanile nell’estate del 1989.
Nell’anno successivo iniziarono i lavori di ristrutturazione delle strutture in c.a. tramite la rimozione delle parti pericolanti, la pulitura delle superfici esposte e il ripristino delle geometrie con malte epossidiche, per poi rivestire tutte le superfici con pitture protettive. I lavori dureranno circa 10 mesi, per terminare il 21 ottobre 1990.

sabato 29 dicembre 2007

Campanile di Mortegliano - Modello in Google Earth

Il modello tridimensionale del campanile è stato realizzato con Autocad 2000 ed esportato in SketchUP 6. Mentre la mappatura delle superfici si è effettuata tramite fotografie opportunamente raddrizzate.

Pietro Zanini - Biografia

Pietro Zanini nasce nel 1895 a Udine.
Data la situazione economica della famiglia fin dall’inizio ha una certa difficoltà a proseguire gli studi. Infatti è costretto a frequentare le lezioni serali del Corso Artistico ed Industriale nella Scuola «Giovanni da Udine» lavorando di giorno presso l’Impresa Edile Agosto di Udine, con il compito di assistente ai lavori, di disegnatore e di contabile, trovando così modo di cimentarsi nei suoi primi progetti per piccole opere.
A 18 anni vince la Borsa di Studio «Marangoni», e si iscrive all’Accademia di Belle Arti a Venezia.
Per timore dell’imminente 1° Guerra Mondiale si trasferisce con la sua famiglia a Firenze, dove continua gli studi dell’Accademia di Belle Arti, per poi passare alla Scuola Superiore di Architettura, appena istituita, e nell’aprile del 1914, quasi alla fine dell’anno accademico, viene chiamato alle armi.
Dopo aver frequentato il Corso Allievi Ufficiali a Firenze, viene inviato in zona di guerra a Villa Vicentina, presso il V Genio Pontieri, dove ha modo di esplicare tutta la sua conoscenza tecnica sulle costruzioni, per arrivare, dopo la ritirata sul Piave e la successiva controffensiva, ad assumere la Direzione dei lavori per la ricostruzione delle campate del ponte sul Piave stesso.
Nel 1919 riprende gli studi a Venezia, più vicina alla sua città, si sposa e si diploma nel 1921 Professore in Architettura ottenendo nel 1923 l’abilitazione a svolgere la professione di architetto.
Il primo studio professionale in città è in via dei Teatri (oggi via Stringher), poi in una sede più ampia in via Mazzini, nella dependance del Palazzo Frova.
Nel frattempo lavora anche nello studio dell’arch. Raimondo D’Aronco, dove, in particolare, collabora ai disegni per la Villa Tamburlini di Udine e per il Tempio di S. Antonio di Gemona.
Nel 1924 entra a far parte del suo studio l’arch. Scoccimarro, suo compagno di Accademia, di ritorno da un anno di perfezionamento in Romania, e con lui inizia la partecipazione a numerosi Concorsi; fra i più importanti quello per la Piazza Oberdan di Trieste (1° premio) e quello per l’Ospedale Maggiore di Niguarda a Milano (3° premio).
Nel 1923 viene nominato Direttore della Scuola Professionale «Vincenzo Scamozzi» di Palmanova dove, fino al 1943, insegna disegno architettonico, I meccanica, tecnologia dei materiali, lavorazione del ferro artistico, decorazione, ebanisteria, e, a parte, tiene dei corsi diurni per capimastri sui cementi armati.
Nel 1928 entra a far parte della Commissione del Museo Civico della città presieduto da Monsignor Giuseppe Marchetti.
Nel 1933 l’arch. Scoccimarro va a Milano per rimanervi definitivamente, mentre Zanini sposta lo studio in via Spilimbergo in una vecchia casa già da tempo ristrutturata per ricavare la sua abitazione. Nello stesso anno partecipa al Concorso per la Colonia Elioterapica di Lignano che vince, ottenendo l’incarico per la sua realizzazione.
Il Movimento Fascista nella sua sostanza politica è estraneo agli interessi di Zanini, a cui preme solo il momento di identificazione dell’architettura razionale con il concetto di modernità, come testimoniano i suoi progetti per i concorsi per le Colonie e per le Case del Fascio, concetto poi assunto come simbolo anche dal Partito, ma nella sua espressione più trionfalistica e monumentale.
Sempre nel 1933 il barone Elio Morpurgo, nella sua veste di Presidente della Camera di Commercio di Udine, dà incarico a Zanini, Scoccimarro e Midena, di progettare un padiglione per la V Triennale di Milano che rappresenti tutto il Friuli: nell’architettura, nell’arte e nell’artigianato. (La casa dell’aviatore).
Nel 1934 viene designato, su segnalazione di D’Aronco, tecnico di fiducia della Banca d’Italia di Udine e vi resta fino al 1982, dirigendo, come ultimo lavoro, il consolidamento antisismico della Sede di Rappresentanza collocata nel Palazzo Antonini del Palladio, con particolare impegno nella tutela dell’integrità architettonica dell’edificio stesso.
Nel 1939, viene nominato Membro dell’Accademia delle Scienze, Lettere ed Arti di Udine.
Nel 1943, dopo l’esperienza maturata a Palmanova, a termine del suo mandato ventennale, premiato con medaglia d’oro, viene nominato Direttore della Scuola di Avviamento Professionale «Andrea Galvani» di Pordenone. La sua nuova impostazione didattica ha un indirizzo moderno e razionale che incrementa notevolmente l’afflusso degli allievi e per questo ottiene un alto riconoscimento dalla locale Società Operaia.
Dopo la guerra riprende l’attività professionale con regolarità, nei vari settori dell’edilizia privata, pubblica, sacra, in quella industriale e nel campo dell’urbanistica, con i Piani di Ricostruzione di Latisana, di Forni di Sotto e con il Concorso per la Ricostruzione della Zona Sud-Est di Udine.
Nel 1956 viene nominato Membro della Commissione Diocesana d’Arte Sacra, presieduta, all’epoca, dall’Arcivescovo Monsignor Nogara.
Nel 1972 viene nominato Presidente della Scuola Arti e Mestieri «Giovanni da Udine».
Nel 1983 riceve dall’Ordine degli Architetti della Provincia di Udine un pubblico riconoscimento per i suoi 60 anni di professione, la medaglia d’oro, e viene iscritto di diritto nell’Albo d’Onore.
Scompare il 6 maggio 1990.

venerdì 28 dicembre 2007

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